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Ci sono parole della lingua turca che rimarranno impresse nella nostra memoria, poiché ne abbiamo vissuto pienamente il significato, queste parole sono: EV (casa) ed Arkadaş (Amico).

EV

Come abbiamo trovato casa ad Istanbul? Per noi risulta ancora un processo misterioso, frutto dei moderni mezzi di comunicazione. Qualche tempo fa un ragazzo turco, il cui nome è Serkan, ha cominciato a seguire la nostra avventura sui social network, leggendo della nostra necessità di un alloggio per un lungo periodo si è prontamente attivato pubblicando la richiesta, completa di informazioni sul nostro viaggio, in un gruppo Facebook molto attivo (InterRail Turkey). Ali ha letto l’annuncio ed ha chiesto al suo insegnante di disegno se era disponibile ad ospitare due viaggiatori italiani, lui ha risposto di sì. Ed è così che una sera di ottobre, scesi dal pulmino nel quartiere di Bakirköy, abbiamo stretto la mano a quello che sarebbe poi diventato un grande amico, Cemil.

La sua foto del profilo Facebook (eh si, prima di dare l’ok volevamo vedere chi fosse, dieci giorni assieme sono tanti!) ci ha fatto subito innamorare di lui. Tanti capelli ricci e neri, sciolti, in una posa alla Einstein con sguardo da matto ma molto geniale. Impossibile non avere voglia di conoscerlo e passare del tempo assieme.

La sera stessa in cui siamo arrivati ha fatto subito dimostrazione della sua natura. Ci ha chiamati al cellulare per parlare con l’autista dell’autobus ed essere certo che ci portasse da lui, appena scesi ha capito la nostra necessità di cibo e ci ha portati a mangiare due enormi Iskender (piatto turco tipico molto ricco) a sue spese! Un artista, soprattutto in Turchia, non gode di grandi finanze ma Cemil, nelle due settimane passate da lui, non ha mai voluto che fossimo noi a fare la spesa o altro. Quella sera di ottobre ci ha aperto la porta della sua casa e della sua vita.

Una casa viva, che condivide con il suo grande amore Misha, un siberian husky di appena due anni, ed il suo grande amico Yasin. Una casa che trasuda arte, creatività ed amicizia da ogni angolo, ogni parete. Simbolico è il grande salone che, all’occorrenza, può essere un atelier dove mostra i suoi quadri, lo studio dove dipinge, la scuola dove insegna a disegnare ed il luogo dove passa le serate in compagnia dei suoi tanti moltissimi amici.

Serate passate a bere, parlare di politica, di religione, di filosofia. Serate passate a cantare, Cemil e Yasin sono dei grandi musicisti (degli artisti a tutti tondo) ad imparare il turco tramite gesti, mimi, vocabolari on line e quanto la fantasia di una persona può generare. È difficile spiegare e raccontare il legame che si è creato, è come cercare di raccontare una lunga amicizia con il vostro miglior amico. Quale episodio dei tanti vissuti assieme raccontereste? Qui non voglio raccontare episodi, ma farvi conoscere le persone, due persone straordinarie che per 16 giorni sono state parte integrante della nostra vita, del nostro viaggio. Due persone che hanno ricostruito per noi ad Istanbul quel luogo che chiamiamo casa, quell’affetto che chiamiamo famiglia. Gli occhi lucidi di Cemil al momento del saluto, il silenzio triste di Yasin alla nostra partenza ci hanno stretto il cuore ma il viaggio vuole continuare, troppe sono ancora le case e le famiglie che dobbiamo scoprire ed incontrare.

Arkadaş

Arkadaş secondo Wikipedia, deriva dalle parole “Arka” (dietro) e Daş (compagno), parafrasando “colui che ti guarda le spalle”.

Questo è quanto abbiamo trovato ad Istanbul in Cemil, Yasin, Serkan, Aytaç, Cengiz. Persone così diverse tra loro, ma accomunate da una grande disponibilità e senso di amicizia. Nel nostro peregrinare in Turchia sappiamo di poter contare su di loro. Sapere di poter fare una telefonata e risolvere velocemente un problema, di qualsiasi natura essa sia, ci permette di viaggiare sicuramente più sereni.

Ciò non toglie nulla agli affetti familiari e di amicizia che abbiamo in Italia, anzi ne aggiunge valore e ne moltiplica il significato. Per noi Istanbul è stata soprattutto la città delle persone. Non mi stancherò mai di dire che viaggiare non è solamente vedere luoghi ed ammirare paesaggi, ma sopra ogni cosa creare relazioni con chi ha una cultura diversa dalla nostra, per poi magari scoprire che tanto diversi non siamo!

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