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Istanbul, Costantinopoli, Bisanzio, seconda capitale dell’Impero Romano, città dai tanti nomi e dai tanti volti. Raccontare di quanto accaduto in questa megalopoli da 20 milioni di abitanti in un unico post è davvero molto difficile. Troppe sono le situazioni, le persone, i luoghi che ci hanno colpito al cuore nelle due settimane di permanenza, che ho deciso di dividere quanto successo in varie parti.
Cominciamo da Istanbul come città.

Megalopoli

Siamo arrivati ad Istanbul in sella alle nostre biciclette in un caldo giorno di Ottobre. Tutti ma proprio tutti i ciclo-viaggiatori sconsigliano vivamente di entrare in bicicletta ed i racconti sulla pericolosità degli ultimi 30 chilometri di strada sono davvero agghiaccianti. Ma noi volevamo vedere con i nostri occhi e toccare con le ruote delle nostre bici queste famigerate strade. Be, i racconti erano veri ma per chi, come noi, viene da una città caotica come Roma non è poi così terrificante. Dal nostro ingresso in Turchia abbiamo percorso tutta la D-100, una strada statale a due corsie con ampia carreggiata di servizio che permette una pedalata serena anche in presenza di camion e macchine che viaggiano a grossa velocità, unico inconveniente i tanti e duri saliscendi (che scopriremo poi sono la costante in questo paese).

A 30 chilometri da Istanbul la D-100 diventa una super strada a 8 corsie, 3 per uscire, 2 per l’autobus e 3 per entrare, ma niente corsia di servizio! Ci ritroviamo così a condividere la nostra pedalata con macchine ed autobus che viaggiano a velocità folli, ma che sembrano comunque rispettare la nostra presenza. Arrivati in città abbiamo invece avuto modo di constatare che vige la legge del più forte, ovvero: prima le macchine, poi i mezzi pubblici, poi i carretti trainati dalle persone, poi i pedoni ed in infine i ciclisti.

Tutto sommato però in questa baraonda sembra comunque essere facile muoversi, sarà che le strade sono talmente piene di qualsiasi forma di locomozione che ognuno è pronto a schivare l’altro. In due settimane di permanenza e tante pedalate in giro, in realtà non abbiamo mai corso nessun particolare pericolo, ne più ne meno di quelli che correvamo a Roma. Tra l’altro con la possibilità di poter caricare la bicicletta sui mezzi pubblici in determinati orari, il pericolo si riduce ancora di più. L’unico vero deterrente alla bicicletta in questa gigantesca città sono le sette colline su cui sorge, colline dai fianchi molto molto ripidi lungo i quali spesso corrono strade con pendenze impossibili da pedalare. Tant’è che il giorno in cui siamo arrivati, ci siamo trovati a spingere le biciclette cariche sulle strade ripide del quartiere di Taksim (già famoso per gli scontri dello scorso anno) e riprometterci di andare con l’autobus la volta successiva.

I mezzi di trasporto

Già perché ad Istanbul muoversi con i mezzi è davvero puro divertimento, ne hanno davvero di qualsiasi tipo: la classica metropolitana, una rete fitta di tram, autobus, ferri boat, minibus e dolmus. Questi ultimi due sono una vera meravigliosa scoperta. I dolmus sono minivan da 8 posti che per 4/5 lire portano direttamente in centro città da qualsiasi quartiere. Basta attendere all’interno del mezzo gli altri passeggeri (se i sedili non sono tutti pieni il mezzo non parte) e non appena è al completo ed il motore si accende ci si ritrova direttamente nella Formula 1! Gli autisti di questi mezzi possono essere considerati veri e propri piloti, è sicuramente il mezzo più veloce per muoversi proprio date le alte qualità di guida del conducente.

I minibus sono piccoli autobus che si muovono però all’interno delle periferie. Non prevedono un numero minimo di passeggeri ed il costo è sempre di circa 4/5 lire, dipende poi dalla distanza che si deve coprire. Per poter prendere questi due mezzi sono necessari i soldi ed una grande attitudine al dialogo. Bisogna non aver timore di parlare al conducente perché da ciò dipende il prezzo del viaggio e soprattutto dove si vuole scendere. C’è chi dice che basta suonare il campanello, ma in tutti i nostri viaggi non abbiamo mai visto nessuno compiere tale gesto, tutti, al momento di scendere, dicono qualcosa al conducente che prontamente si ferma all’angolo della strada.

Insomma muoversi ad Istanbul è davvero facile, basta non incappare negli orari di punta, altrimenti si rischia di restare bloccati anche più di due ore nel traffico!

L’architettura

Purtroppo la città non è altrettanto movimentata dal punto di vista architettonico. Secoli e secoli di impero ottomano hanno fatto si che ogni angolo della città sia identico all’altro. Non c’è rinascimento, barocco o romanico ad allietare gli occhi di chi cerca il susseguirsi dei secoli nei mattoni delle case e delle costruzioni. I pochi resti di quello che fu l’Impero romano, spuntano qua e là tra le tante moschee che definiscono il profilo di questa città. Rari segni di una architettura diversa, come i resti della pietra miliare, che segnava l’inizio di tutte le strade dell’Impero a partire da Costantinopoli, o la colonna di Costantino, usata come casa dai piccioni e come fonte di guadagno per un’anziana signora che vende mangime per uccelli ai bambini.

Nonostante la monotonia delle architetture, Istanbul è comunque una città affascinante. Affascinano le enormi moschee, i centinaia di minareti che spiccano tra i tetti fitti fitti delle case e che al tramonto sovrastano ogni cosa. Affascinano le prospettive di questa città che sembra non avere nemmeno un angolo libero. Prospettive che da alcune postazioni fanno sembrare le tante case sulle colline come onde del mare, un continuo di tetti, finestre, minareti, che va su e giù fino a dove l’occhio può andare.

Le donne

A rendere ancora più affascinante e diversa questa città ci sono le donne. Le molteplici interpretazioni delle parole scritte nel Corano (coprire ciò che ha valore) fanno si che sia possibile vedere sedute nell’autobus, le une accanto alle altre, donne con il burqa, donne con il velo, donne senza velo e tipicamente europee. Donne bellissime. Noto che c’è una certa tendenza a portare il velo più come moda e non tanto come simbolo religioso. Il velo, in un certo senso, le rende ancora più affascinanti. I visi ben truccati e gli abiti lunghi, fino ai piedi, stretti in vita a risaltare figure snelle che si muovono elegantemente, su tacchi a volte vertiginosi, per le strade sconnesse di questa città, un po’ europea un po’ mediorientale. Donne che si muovono sicure in qualsiasi abito indossino, donne consapevoli delle proprie scelte. Sono loro la vera architettura di questa città, con la loro diversità e la loro bellezza.

Di questa megalopoli abbarbicata su ripide colline a ridosso del mare ci rimarranno negli occhi la folla di centinaia di pescatori sui ponti in pieno centro città, i colori del tramonto sulle migliaia di case e minareti che all’alba da est cominciano il canto che richiama i fedeli, e le tante persone che a qualsiasi ora del giorno e della notte popolano le strade di quella che tutt’oggi resta la città a cavallo tra oriente ed occidente.

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