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KENNST DU DAS LAND WO DIE ZITRONEN BLUEHN?

“Conosci la terra dove crescono i limoni?” Chiede Goethe alla sua amata. E’ l’odore dei limoni e dei pomodori che ci accompagna per questa terza parte del nostro peregrinare in Sicilia, attraverso i campi coltivati e le cittadine barocche della costa sud-est.

Raffinerie e pomodori

IL vento si è abbassato ed il sole comincia a farsi sentire, decidiamo quindi di partire presto da Favara. I primi 10 km in discesa preannunciano una giornata di piacevole pedalata, anche il tratto di SS115 che percorriamo sembra essersi addolcito con la vicinanza del mare. Le macchine ed i camion ci sfrecciano veloci accanto, ma lo spazio è sufficiente per tutti e possiamo pedalare serenamente. E’ il quarto giorno di pedali e le gambe sembrano ormai un tutt’uno con la bici, un ritmo cadenzato che parte dal bacino, percorre il quadricipite e scende giù al ginocchio, dalla tibia arriva al piede, da qui sui pedali, incessante, agevolato dalla strada piana e dal vento finalmente a favore. Passiamo veloci attraverso campi, paesi, attraverso la zona martoriata dalle raffinerie dell’ENI, attraverso Gela una città che sembra sia stata bombardata. La facilità di pedalata ci porta a coprire in un solo giorno 116 chilometri ed arriviamo ben oltre il punto prefissato. Cerchiamo un posto per dormire ma i campi coltivati e le serre di pomodori che si estendono fino al mare ci rendono difficile trovare un angolo per la nostra tenda. A Punta Braccetto cediamo quindi alle comodità del campeggio, anche perché il prezzo offerto è davvero un’occasione, 15 euro tenda, doccia calda, bagno privato e wi-fi, per tutti e due!


Viaggio nel barocco

La mattina seguente percorriamo i 20 chilometri di dolce e assolata salita per raggiungere la cittadina barocca di Ragusa. E’ il primo di maggio ed il flusso di macchine che scende verso il mare ci fa intendere che non troveremo molta gente in città. Arriviamo che è già l’ora di pranzo, le strade sono semi-deserte. Passiamo davanti l’imponente cattedrale di San Giovanni Battista, nella piazza solo noi ed una coppia di turisti spagnoli. Ma dove sono tutti? Basta seguire le indicazioni per Ragusa Ibla e trovarli tutti qui. Turisti incantati da questa piccola isola barocca, perfettamente conservata, costruita su uno sperone che sovrasta la valle del fiume Irminio, incastonata nelle golle dei Monti Iblei. Ogni vicolo è un’opera d’arte, uno scorcio di questo angolo di Sicilia patrimonio dell’Unesco. La pedalata nel fondo valle, lungo le sponde dell’Irminio, è all’ombra e ci rinfranca dal sole sempre più caldo. L’umidità favorisce il formarsi di fastidiose nuvole di moscerini, a volte dense quanto la densa nebbia nordica, che ci creano qualche problema nel pedalare. Il paesaggio è davvero stimolante, verde, montuoso, poche costruzioni e niente campi coltivati del giorno prima, e ci fa dimenticare lo sforzo per la salita che ci porta in un altro piccolo gioiello, Modica. Arriviamo dall’alto e la cittadina ci appare già come qualcosa di straordinario. Tutta inerpicata lungo i fianchi della gola del fiume. La parete est è il centro storico, vicoli stretti stretti tra le case di un presepe, nel quale piacevolmente ci perdiamo e ci ritroviamo a spingere la bicicletta in discesa per delle ripide scale.

Modica

Modica

Dall’altro lato del letto del fiume, che ora è Corso Umberto I, spicca nella sua imponenza barocca il duomo di San Giorgio. Peccato essere arrivati tardi a Modica, questa cittadina merita molto più di qualche ora di visita, e l’allegra presenza di persone in strada, nelle piazze, ai bar fa davvero venire voglia di fermarsi a lungo. Ma dobbiamo ripartire, il treno da Siracusa scandisce purtroppo i nostri tempi. La strada che ci porta a Sampieri corre sul fondo valle, potremmo concederci una pedalata distensiva fino al mare allungando di qualche chilometro, ma quella salita tutte curve è troppo attraente! Così con nelle gambe già più di 60 chilometri, a Scicli, altro meraviglioso centro barocco, ci inerpichiamo per un chilometro e mezzo di salita sinuosa come un serpente e ripida. Superata questa ultima difficoltà siamo in piena discesa tra campi di ulivi. In meno di mezz’ora siamo in paese, dove il nostro amico Marco ci offre ospitalità nella casa al mare. Abbiamo fatto molti chilometri e gli ultimi due giorni di permanenza in questa terra dai molti aspetti possiamo permetterci di pedalare con più tranquillità, godendoci ancora di più il mare e la totale assenza di turisti, essendo completamente fuori stagione.


Nella terra dei limoni

Partiamo tardi da Sampieri, piccolo paesino di pescatori, con un centro storico curato nel dettaglio ed una pista ciclabile evidentemente nuova e alla pari delle più rinomate piste lungomare abruzzesi. Decidiamo di ricominciare a seguire SIBIT, consapevoli che ci ritroveremo ad affrontare percorsi fuori dalla norma.

Verso il mare?

Verso il mare?

Percorriamo tutto il tratto di strada lungo mare che ci porta nella zona di Pachino, siamo solamente noi due, quasi sono completamente assenti le macchine e le persone. Il vento ha ricominciato a soffiare ma questa volta sembra venire da sud e ci spinge fortemente di lato mentre pedaliamo su queste strade dritte e deserte. Nel tardo pomeriggio siamo in salita verso Noto, lungo campi di limoni, con una quantità incredibile di alberi carichi di questi frutti gialli, tanti come non ne abbiamo mai visti. Un camion carico di limoni ci sorpassa lasciando dietro di sé l’odore agrodolce inconfondibile di questo frutto. A Noto ci concediamo una lunga pausa alla caffetteria di fronte la Cattedrale di San Nicolò, degustando il via vai di persone con indumenti che vanno dal copri costume al piumino, e deliziandoci con una fresca granita accompagnata naturalmente da una brioche. Per la notte abbiamo prenotato una camera con vista mare a Calabernardo. Come sempre il vento da sud ha portato nuvole e pioggia, nella notte ci salvano i teli multifunzione che utilizziamo per impacchettare le bici.


Arancini

La mattina dopo ancora nubi e vento, il bagno a mare è rimandato. Cominciamo così mestamente ad avvicinarci alla nostra ultima tappa, Siracusa, e non abbiamo ancora mangiato nemmeno un arancino! All’ora di pranzo il cielo si apre e decidiamo di fermarci a Capo Muro di Porco, per goderci un meritato riposo al sole ed un piacevole bagno. Ci fermiamo ad un alimentari per il rifornimento di cibo per il pranzo e qui assaggiamo la nostra prima “impanata”, una pizza ripiena di tante bontà! Di certo non il pranzo ideale in vista del bagno al mare, ma come rinunciare? Un freddo tuffo nelle acque limpide del mediterraneo e siamo in sella verso Siracusa, mancano ormai pochissimi chilometri. All’ingresso della città veniamo superati da un gruppo di ciclisti, Daniele non resiste e si mette in scia, dopo poco si accorgono della sua presenza e stupiti esclamano “Miii, pensavamo di averti seminato!”. Naturalmente lo sgomento è dovuto alla bicicletta, di certo poco adatta per qualsiasi cosa, ed al carico che essa porta. Decidono di farci da ciceroni nella città antica di Ortigia dove passiamo le ultime ore del nostro viaggio in Sicilia, riposandoci all’ombra degli imponenti ficus centenari nei pressi della fonte Aretusa, scoprendo angoli di mare incantevole a ridosso delle mura della cittadella e mangiando finalmente i tanto sognati e desiderati arancini! Alla banchina del treno la scena di andata si ripete, il capotreno sgrana gli occhi nel vedere le bici impacchettate ed i nostri bagagli, ma scoppiando in una sonora risata ci trova immediatamente una sistemazione. Il treno parte e partono già i nostri ricordi di questa isola meravigliosa, dove ogni angolo è diverso dall’altro, un’isola di ospitalità, di natura, di cibo, di mare e di montagna.

Siamo contenti di averti vista prima di partire per il resto del mondo!


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