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Luciano Berruti è un’istituzione. Il testimonial vivente dell’Eroica, una persona in grado di salire e scendere dall’Izoard in sella ad una bici a scatto fisso del 1909 con rapporto 44-23 e con solo un freno a tampone sul copertone anteriore. Gambe d’acciaio per la salita e nervi saldi per la discesa.

Dall’alto della sua esperienza è riuscito a creare un museo (a Cosseria in provincia di Savona), una collezione di pezzi rari e perfettamente funzionanti. La sua filosofia è il restauro conservativo, per questo alcune biciclette hanno la vernice rovinata o alcune parti arrugginite. Il fascino però è perfettamente intatto, ogni singolo segno sul telaio costruisce la storia del mezzo, e l’usura delle parti meccaniche indica i km percorsi da colui che lo pedalò.

Abbiamo avuto la fortuna di visitare il museo una domenica mattina, passando casualmente di fronte al cartello stradale che ne indica la presenza. Ci hanno accolto il figlio e la moglie di Luciano, lui ci ha raggiunti poco prima di pranzo, dopo aver terminato di domare in bicicletta qualche salita nei dintorni.

Le biciclette da ammirare sono tante, la cyclette della principessa Sissi, la prima mountain bike in legno utilizzata dai pastori dell’800 per accelerare la discesa dalla montagna, i velocipedi dei primi del Novecento ed una lunga serie di prototipi ed esperimenti alla ricerca del mezzo più efficiente e semplice da pedalare. Per i ciclisti tecnici ed appassionati c’è da impazzire.

Vi siete mai chiesti perché le biciclette hanno tutte la catena a destra? Beh, non c’è un motivo preciso, tant’è che qualche bicicletta con la trasmissione a sinistra esiste e funziona benissimo. Sono molto rare, ma nel Museo di Cosseria ce n’è una. Poi c’è la bici con la trasmissione a cardano, pulita e senza bisogno di manutenzione, ma con una vita breve e limitata a causa dell’usura del sistema. La cosa che più ha attirato la mia attenzione però è stata una bicicletta con un doppio pignone ed un giro stranissimo della catena. “Vediamo se capisci a cosa serve”. L’assenza di deragliatore suggeriva un sistema particolare per cambiare marcia, ma vedere Luciano pedalare normalmente per utilizzare il rapporto più duro, e poi pedalare “all’indietro” per tirare la ruota con il pignone più grande alleggerendo la pedalata è stato davvero curioso. Un movimento innaturale per una soluzione semplice e geniale.

A prescindere dalle biciclette Luciano e la sua famiglia sono delle persone squisite, con dei valori veri ed ormai rari. Oltre che di meccanica abbiamo parlato di politica, dell’attaccamento ai soldi di questa società e dell’avidità delle persone che ci comandano e ci governano. Luciano è uno spirito genuino e ribelle, spinto dal forte desiderio di far cambiare marcia a questa povera Italia che pedala ancora troppo lentamente.

Noi siamo stati davvero onorati di conoscerlo e di visitare il suo museo. Qualsiasi appassionato dovrebbe farci un salto. Non rimarrete delusi, né dalle biciclette, né da quel mito qual è Luciano.

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