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Abbiamo lasciato le Alpi con eccitazione ed un pizzico di malinconia. Sapevamo che concludere l’arco alpino ed arrivare a Trieste avrebbe significato salutare definitivamente l’Italia, e tutti i nostri affetti.

Ci siamo infatti dati appuntamento con i nostri genitori vicino Monfalcone, per passare con loro qualche giorno in vista dei prossimi anni in cui saremo lontani. L’appuntamento è fissato per il pomeriggio alle 5 circa in un paesino tra Monfalcone e Trieste. Naturalmente i nostri genitori, impazienti, alle 3 sono già suol luogo dell’appuntamento e alle 5 in punto pronti in strada con le macchine fotografiche, super eccitati all’idea di incontrarci. Ma dopo due ore ancora nessuna traccia di noi! Dove sono finiti? Cosa è successo? Messaggi, chiamate… Niente! Da i giramondo nessuna risposta! Dove siamo finiti? Tra i mille incontri nel breve tratto di strada che ci separa da loro! A cominciare da un camioncino che ci supera, accosta e dal quale scende un ragazzo sorridente che esclama “Voi siete voi, vero?” È Patrick, della Fiab di Monfalcone, ci segue sulla pagina Facebook. Ci ha visto passare e per essere certo fossimo noi ha prima controllato le foto sulla pagina! Grazie a questo incontro troviamo un appoggio a Trieste ed in più organizziamo una partenza dalla piazza principale della città in compagnia di Ulisse-Fiab Trieste. Insomma una seconda partenza ufficiale, prima di varcare il confine con la Slovenia. Salutato Patrick ci rimettiamo in marcia, leggiamo i messaggi dei nostri genitori e li rassicuriamo che stiamo arrivando. Invece dopo nemmeno 5 km, ci affiancano due ciclisti. Vogliono sapere dove andiamo, perché siamo così carichi, ecc.. Ci fermiamo quindi a parlare, uno dei due inoltre è meccanico per cui siamo molto presi dalla conversazione dalla quale traiamo molti suggerimenti. Risultato, due ore dopo il messaggio arriviamo finalmente dai nostri genitori che nel frattempo erano ancora in strada! Passiamo con loro 3 giorni di totale relax e coccole. Mangiando, dormendo, chiacchierando. Li salutiamo con una profonda stretta al cuore dopo un luculliano pranzo in un ristorante del posto. Ci giriamo tante volte a salutarli con gli occhi mentre ci avviamo verso Trieste, fino a girare loro definitamente le spalle, per i prossimi anni. Le emozioni sono tante in quell’istante e pedalare ci consente, forse, di non lasciarci andare alla malinconia di questo distacco.

Nemmeno un’ora dopo siamo di nuovo nel pieno viaggio, arriviamo a Trieste dove incontriamo Igor, che ci ospiterà per la notte. Né lui né la sua compagna hanno la bicicletta ma riusciamo lo stesso a convincerli ad affittarle ed accompagnarci il giorno dopo al confine con la Slovenia. La partenza è fissata da Piazza dell’Unità, la piazza principale di Trieste che affaccia direttamente sul mare. Partiamo, come tradizione, un paio d’ore dopo l’orario fissato. Il gruppo Ulisse, non solo ci accompagna oltre il confine con la Slovenia, ma pazienti aspettano più di un’ora per mangiare con noi e ci offrono addirittura il pranzo! Sono le 4 di pomeriggio, salutiamo calorosamente i nostri compagni di pedalata del giorno e ci avviamo, nuovamente soli verso il vero inizio di questa avventura.

Katastrofa Slovenia

Il confine lo passiamo lungo la ciclabile Cottur, asfaltata per un breve tratto e sterrata per il restante della lunghezza, bella ma che non ci fa vivere l’emozione di vedere il cartello con la scritta Italia barrata. Per cui dovremmo aspettare il confine Slovenia-Croazia per sentire che davvero stiamo andando altrove!

Anche perché la Slovenia è un paese europeo a tutti gli effetti, a diritto può essere definita la Svizzera dei Balcani. Tutto è pulito, perfetto. Ciclabili in ogni singola cittadina e Ljubljana è un piccolo gioiello. Siamo sorpresi dalla disponibilità degli sloveni, non facciamo in tempo a fermarci al lato della strada per controllare la mappa che siamo circondati da persone che chiedono se abbiamo bisogno di aiuto! Eclatante è quanto ci accade a Zagorje, piccolo paesino lungo la Sava. Arriviamo il pomeriggio in cerca di un posto per dormire. Come tutti i paesi della Slovenia piccoli o grandi che siano, il centro di Zagorje è curatissimo e pullula di vita in strada, le persone sono ovunque, nei parchi, ai caffè, a passeggio sulla ciclabile. Trovare un posto dove accamparsi sembra difficile.

Ci fermiamo a bordo strada per cercare sulla mappa qualcosa che possa sembrare appetibile. Si ferma assieme a noi una macchina dalla quale scende un uomo che ci corre incontro sorridendo e chiedendoci se abbiamo bisogno di aiuto! Gli spieghiamo la situazione e ci suggerisce un parco dove potremmo stare tranquilli, tranquilli nel senso non a rischio di multa. Lo ringraziamo e salutiamo, mentre stiamo per ripartire una signora a piedi si ferma ed in sloveno ci chiede, anche lei, se abbiamo bisogno di qualcosa. Non capiamo lo sloveno ma i gesti sono una lingua internazionale. Le diciamo che cerchiamo l’Euro-Park, così si chiama il posto, e ci indica la strada. Strada che si rivela essere una ripida salita! Ringraziamo e ci mettiamo in marcia. Mentre arranchiamo sulle pendenze estreme della salita, ci rendiamo conto che la signora ha preso la nostra strada. Ci raggiunge mentre riprendiamo fiato in curva e ci spiega (sempre a gesti) che vuole accompagnarci. Così, noi in bici e lei correndo, arriviamo al parco. Entriamo e ci vengono incontro due omaccioni ed una bimba, la signora li ferma e dice loro qualcosa. Il più grosso dei due irrompe verso di noi in inglese, dicendoci che non vuole farci dormire nel parco e ci invita a seguirlo al suo club. Conosciamo così il Moto Klub Katastrofa! Un gruppo di motociclisti sloveno, che di aggressivo ha solo il nome. Persone dal cuore enorme, il cui motto è “ci piaccioni tutti i colori, basta che sia nero!” Non solo ci offrono da bere, ma ci lasciano le chiavi del club per farci dormire al chiuso, portandoci poi la colazione la mattina successiva. Siamo stati poco meno di 5 giorni in Slovenia, ma sufficienti per capire che si tratta di un paese accogliente e senza dubbio economicamente benestante rispetto al resto della Ex-Jugoslavia.


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2 comments

  1. Reply

    Paolo 10 Ottobre 2014 at 19:10

    Daje ragazzi, storia e vicenda bellissima.
    Paolo

  2. Reply

    Letizia Zoia 13 Ottobre 2014 at 11:41

    Che dire a parte che mi fate sognare! Monfalcone, Grado, Trieste ecc. Le mie vacanze di quando ero bambina, mio padre era di li e riviste circa due anni fa con mio marito. Posti incantevoli… Ma ora ho voglia di andare anche in quel paese che e cosi ospitale della Slovenia, dove tutti si fermano per aiutare. Continuate cosi ragazzi …Vi seguiamo sempre Un bacione e forza. Letizia, Gabriele ed Aurora

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